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I BIZANTINI

Quindi, come dicevo, nel 535 d.C., arrivano in Sicilia i Bizantini per cacciare i Goti, ma rimarranno, mal visti, fino all’anno 827, cioè fino allo sbarco degli Arabi al Capo Granitola di Mazara. Sbarco preceduto da due terribili incursioni musulmane: nel 652 e nel 669.
Poiché l’avanzare dei musulmani minacciava Costante II, l’imperatore bizantino decise nel 663 di spostare la capitale da Costantinopoli a Siracusa. Mal gliene incolse: fu ucciso da una congiura nel 668. A quel punto la capitale ritornò a Costantinopoli.

In quel periodo gli aristocratici siciliani conobbero le mollezze della vita orientale.
Spezie nuove: chiodi di garofano, muschio, cannella e noce moscata. I formaggi da cremosi divennero piccanti, salse con bottarghe di vari pesci (tonno, muggine, dentice e orata), e i dolci presero sapori più languidi e profumati.

La pesca del pescespada si avvalse delle tecniche praticate nel Bosforo e sono bizantine le parole pronunciate da “u lanziaturi”, il lanciatore della fiocina dalla prua delle lance: “Mammassu di pajanu… Majassu di stinghela…Paletta di pajenu palé!”. Un magico rituale, e una forma di nenia propiziatoria!
Parole mammalucchine vengono pronunziate anche dai cuochi di bordo quando buttano il sale per cuocere la pasta. Le ho sentite più volte; purtroppo, non le ricordo.

Gli Arabi

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