Contrariamente alla cucina del ristorante, dove viene predisposto un singolo piatto per ogni commensale, apparecchio la pietanza in un piatto di portata.
Se nel ristorante è buona norma che ogni decorazione sia edibile, il piatto da portata può avere decorazioni che non si possono mangiare: pensate a 4 fagiani tagliati a pezzi con una patata, magari ricoperta di alluminio o muschio, su cui sono infilate delle penne di fagiano maschio.

Questo modo di servire le pietanze si è un po’ perso, ci si limita ad appoggiarle su un piatto grande, o in una ciotolona. Valgono, però, le stesse regole che per il ristorante: si inizia mangiando con gli occhi!

Personalmente faccio un eccezione per gli antipasti: spesso li faccio già trovare in tavola, così i convitati si siedono e possono mangiare – soprattutto se hanno atteso qualche ospite in ritardo.

Non ho un piatto che preferisco cucinare o che mi riesce meglio, mi faccio trasportare dal momento, da come mi sento e se si festeggia qualche avvenimento.

Le prime volte che venivo richiesto come cuoco, decidevo con i padroni di casa – o meglio, la padrona – il menù. Mi sono accorto che avevo una carenza nei dolci; ci si accordava per il tipo di torta che veniva acquistata in pasticceria.

Non va bene così! mi sono detto. Come molti cuochi, ho sempre avuto una forma di timore reverenziale per la pasticceria. Allora ho seguito alcune trasmissioni di pasticceria, ho studiato per alcuni mesi e di colpo ho avuto un’illuminazione! E’ semplice, fatta di soli 4-5 ingredienti di base: farina, burro, latte, zucchero e uova; in proporzioni diverse e tecniche di lavorazione si ottengono risultati incredibili. Ho iniziato a preparare crostate, pan di Spagna farcito, mille-foglie, creme varie, dessert al cucchiaio, monoporzioni varie.

Adesso mi sento un cuoco più completo, anche se mi manca ancora un po’ di esperienza sui prodotti a lunga lievitazione come il pane e il panettone.

Nella mia ricerca culinaria mi concentro su due principali regioni: la Sicilia ed il Veneto.
La prima perché provenienza della mia famiglia, la seconda perché originaria di mia madre e della sua famiglia, regione che ho avuto modo di conoscere bene durante il periodo universitario e del mio primo lavoro.