Una mia piccola biografia

Il progetto “Un Principe in Cucina” nasce da una delle mie passioni: la Cucina.

Sono Berengario Stagno dei Principi d’Alcontres e di Montesalso: la mia è un’antica famiglia siciliana di Messina e assai numerosa.

Leggende raccontano che eravamo presenti alla battaglia di Poitiers (quella del 732 d.C.) come cavalieri al seguito di Carlo Martello, maggiordomo di palazzo di Austrasia, per sconfiggere gli arabo-berbero-musulmani comandati da Abd al-Rahman ibn Abd Allah al-Ghafiqi, governatore di al-Andalus.

Sono nato nel 1955, il 31 di Luglio a Trento e, insisto, sono siciliano; solo che a Luglio mia madre aveva caldo e ha preferito stare in una zona decisamente più fresca…

Ho vissuto la miaUnPrincipeinCucina giovinezza a Lussemburgo, città che presentava tutti i vantaggi di una capitale senza avere gli svantaggi di una grossa città. In parole povere ci si conosceva un po’ tutti.
Lì ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare le cucine di tutto il mondo: cinese, giapponese, thailandese ed indiana, messicana, argentina,brasiliana e cilena, australiana, sudafricana e americana, e, ovviamene, le varie cucine europee anche dell’est, compresa la Russia.

E quali sono le altre mie passioni?

Sin da piccolo ho avuto una curiosità per l’elettronica; soprattutto per i primi calcolatori.
Mi ricordo quando chiesi, ed ottenni dai miei genitori la prima macchina calcolatrice tascabile e programmabile, una piccola HP-41C.
Per anni ho lavorato come ingegnere di sistemi, studiando tutti i sistemi operativi presenti e la maggior parte dei linguaggi di programmazione.

Ho studiato anche musica. Ho iniziato a Messina all’età di quattro anni mettendomi al pianoforte aiutato da maestri del Conservatorio “Corelli”, per poi continuare al Conservatorio di Lussemburgo, studiando solfeggio, e in più organo e clavicembalo. Ho dato l’ultimo concerto pubblico nel 1976 al Teatro Antonianum di Padova. Continuo, però, a suonare per me, per la mia famiglia e qualche volta per gli amici.

Comunque la mia famiglia rimane la mia passione più grande: ho una moglie Daniela e due gemelli Bernardo e Manfredo, ormai adulti, per i quali nutro un amore viscerale e incommensurabile. Non so cosa farei senza di loro.

E come mi è nata la passione per la cucina?

Quando ero studente in quel di Padova, abitavo inizialmente da solo, poi ho condiviso un appartamento con altri colleghi. Stufo di mangiare la “solita minestra”, provai dapprima piccole cose del tutto banali e poi vieppiù complesse, e, col tempo, scoprii che l’aggiunta di un semplice ingrediente in questo o quel piatto modificava, arricchendo e migliorando, gli aromi ed i sapori di quanto cucinavo; oppure lo rendeva decisamente immangiabile.

Di ogni piatto e ingrediente ho sempre avuto la curiosità di sapere perché si chiama così, chi lo ha inventato, come andrebbe cucinato e servito, in quale circostanza va mangiato, da dove viene, di quanti e quali piatti fu il precursore o il successore.
Insomma la mia cucina è il risultato di una continua ricerca storiografica, di uno studio per le tecniche di cottura, per una corretta analisi di ingredienti e una scelta tra vecchi e nuovi sapori e forme.

Vorrei condividere la mia passione della storia in una serie di ‘conversazioni’ sulla cucina. La prima è stata organizzata il 17 febbraio 2015 e verteva su “Sapori e Fasti della Cucina Siciliana”: siccome era martedì grasso, ho fatto seguire un pranzo con piatti siciliani aristocratici e quasi dimenticati, come il Timballo di Riso (quello a due strati: uno bianco e uno rosso) e i ramacché (beignets fritti salati), ma non sono mancati caponata, cannoli e cassata.
La prossima sarà sulla storia della pasta, partendo dal neolitico per arrivare ai giorni odierni.

E’ il solito blog di cucina?

Ho notato che su internet sono pubblicate ricette di tutti i tipi e per tutti i gusti, ma… mancano i menù e come servirli. Se invitate degli amici come organizzate il pranzo? Gli aperitivi, in attesa che arrivino tutti, e alla fine del pranzo…? e quante portate? e come presentarle?

Spesso hanno richiesto la mia presenza, quale cuoco, per offrire pranzi e cene, anche a tema.
E, al contrario dei ristoranti, preparo per il ‘servizio all’italiana’: cibi presentati su piatti da portata, porti o dalla padrona di casa o da camerieri, da cui i commensali si servono.
Mi piace affermare che cucino per quelle case in cui o non si ha voglia o, si dice, di non esserne capaci.

I ricordi che mi guidano sono di quando le cucine avevamo i ‘Monsù’ (così chiamavamo il cuoco): una cucina aristocratica, ma purtroppo anche dimenticata, frutto di molto lavoro e cura estrema.
Non sono e non possono essere tutti ricordi miei diretti, molti piatti mi sono stati raccontati da mio padre, da zii e zie e dai nonni; ma non mi limito alla Sicilia, i miei ricordi spaziano anche nella cucina veneta (mia madre) e lombarda (ci vivo).

E, poiché cucinare per gli altri è un atto di generosità estrema, voglio offrirvi le mie esperienze.

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